Ott
22
2008

Tango “El Amanecer” di Roberto Firpo

Il tango “El Amanecer” di Roberto Firpo nacque all’alba (amanecer) di un nuovo giorno, che avrebbe potuto sorgere tra il1909 e il 1910. Firpo rientrava dopo aver suonato in un café della Boca. Per tornare a casa, nella calle Rioja, aveva preso uno di quegli autobus a due piani dei primi del ‘900. La storia di questo tango parte da lì.

Questo tango è scritto per coloro che a quell’ora si incontrano per strada, sia perché vanno a dormire o perché si alzano presto, sanno che è un momento del giorno in cui si incrociano coloro che rientrano dalla notte con quelli che vanno a lavorare.

E questo è ciò che notò in quell’alba Firpo, su quel tram: condivideva il viaggio con i lavoratori che raggiungevano i loro impieghi e gli scapestrati che tornavano dalla notte brava. Tutto questo gli diede l’idea per un tango: El Amanecer. Tuttavia mancava ancora qualcosa per completare la sua idea che non si trovava in quel tram.

Nel tragitto tra la fermata e la sua casa, il gorgheggio degli uccelli si aggiunsero all’ispirazione di Firpo. Nella sua mente si era formata la idea generale del tango, che tuttavia ebbe un lento processo di gestazione che durò quasi un anno fino alla sua versione definitiva.

Firpo non dimenticò il trillo degli uccelli in quel mattino e li incluse tra le nota del tango.

Ora qualcuno sospetta che Firpo in realtà provò a fare un’altra cosa, che alcuni dei più grandi compositori dell’umanità avevano già fatto. E’ così che si può ascoltare il canto degli uccellini in opere come “Il Cardellino” di Vivaldi, o nella “Sinfonia Pastorale” di Beethoven.

Per alcuni un compositore di tango non era abituato ad ascoltare questo genere di musica. Tuttavia non si deve dimenticare che Firpo soleva interpretare brani classici e avrebbe ben potuto ascoltare almeno uno di quelli su citati.

Una volta scritto questo tango, lo interpretò in alcuni caffè de La Boca. La prima esecuzione pubblica di una certa rilevanza fu però quella dell’orchestra del maestro D’Alò nel 1911, nella pista da ballo del famoso Parque Japonés, con la orchestrazione di Salvador Merico.

Testo di Carlo Hugo Burgstaller. Traduzione di Fabio Antonucci.

Written by Giulio in: Musica |

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