DA LEGGERE !! :Due libri italiani che narrano leggende e parole del Tango.
Data: Sunday, 02 February @ 15:22:58 CET
Argomento: Poesie - Storia - Letteratura


yma propone la seguente recensione all'attenzione di tutti: Due libri italiani che narrano leggende e parole del Tango. di C. Valentini, da "Repubblica".

Qualcuno ha detto che c'è una sola medicina efficace contro il "mal argentino", contro il caos e l'incertezza sul futuro di questo strano Paese del Sud America, che cova in fondo al cuore l'idea di essere un pezzo d'Europa approdato chissà perché di là dell'oceano.

È il tango la medicina degli argentini rabbiosi e senza punti di riferimento, quello straordinario mix di musica, poesia e ballo che il grande Borges definiva "el espejo de nuestra alma", lo specchio della nostra anima. E che soprattutto a Buenos Aires, la città dove il tango è nato e da dove si è diffuso ai quattro angoli del mondo, più che come un normale divertimento viene vissuto come un'affermazione di identità, un rito che libera dalle angosce della vita.

Forse è proprio per questo che il tango dilaga, anche da noi, in due libri: il romanzo "Dio ballava il tango", pubblicato da Laura Pariani (Rizzoli), e, "Il caso argentino. Gente che balla", a cura di Paolo Collo ed Ernesto Franco (Einaudi).

Non si può andare in giro nei viali colorati dal blu delle jacarande e dalle nuvole rosa degli alberi del paradiso della capitale argentina senza incontrare a ogni passo locali da ballo e teatri dove i nomi più noti, dopo anni di lontananza nei teatri di New York e di Tokyo, sono tornati a fare il pieno di pubblico. Se dalla crisi che ha messo in ginocchio l'economia c'è qualcosa che si salva, queste sono le scuole di ballo. Anche perché sono arrivati, accanto ai giovani, gli allievi di mezza età, gente a cui non basta più ascoltare, ma che vuole esibirsi in pubblico, nella grande piazza San Telmo circondata dalle bancarelle del mercato delle pulci, o alle Barancas del quartiere Belgrano, un grande gazebo dove davanti a una folla da stadio piroettano le coppie di virtuosi.

Come sostiene la pittrice Cristina Villamor, neofita del tango anche se ha passato i 50, "non c'è niente di meglio per ritrovare le nostre radici migliori". O forse, più semplicemente, molti cercano conforto nella stretta avvolgente di questo ballo malandrino.

A Buenos Aires il tango è diventato addirittura una maniera per sbarcare il lunario. Se nella Mosca della crisi economica degli anni '90 potevi sentire nei corridoi della metropolitana straordinarie romanze cantate da artisti alla ricerca di qualche rublo, qui, nella grande isola pedonale del centro, incontri coppie vestite con il tipico sfarzo argentino che ballano in modo impeccabile i tanghi più famosi, sulla musica di qualche vecchio registratore, per raccogliere soldi dai passanti.

Pochi sanno resistere alle note riascoltate mille volte di Malena, Caminito, A media luz. E anche ai non argentini viene in mente che abbia ragione Paolo Conte quanto dice che "come una lucertola è il riassunto di un coccodrillo, il tango è il riassunto di una vita". È d'altra parte alla nascita stessa dell'Argentina, agli anni mitici di fine '800 e inizio '900, quando le navi cariche di emigranti tedeschi e andalusi, italiani e ucraini sbarcavano al Rio de la Plata, che bisogna risalire per capire le radici profonde di questa musica.

Una buona guida per questa ricerca è il bellissimo "Quando dio ballava il tango" di Laura Pariani, storia intrecciata di sei famiglie di emigranti italiani in Argentina, che si snoda per l'intero '900 fra partenze e ritorni, abbandoni di mogli e figli italiani per dolci ragazze indie, nostalgie del proprio Paese e inguaribili rimpianti per i grandi spazi delle pampas quando ci si decide a tornare.

Scrivere questo romanzo ha voluto dire, per la scrittrice italiana, tra le più originali e appartate, immergersi nelle proprie vicende familiari. E infatti la storia della protagonista, Corazón, assomiglia alla storia della stessa Pariani, al suo arrivo molti anni fa in Argentina per accompagnare la madre a conoscere un padre che non aveva mai visto, un anarchico emigrato negli anni '20 e rimasto lì con una nuova famiglia.

La migliore definizione per il tango? Pariani non ha dubbi, l'ha inventata uno dei suoi grandi parolieri, Enrique Santos Discepolo: "È un pensiero triste che si balla". E infatti, dice la scrittrice, "dentro il tango c'è l'infelicità degli emigranti fra cui è nato, le atmosfere di nostalgia ma anche di rabbia per l'esclusione che vivevano in una Buenos Aires di grandi ricchi che non prevedeva spazi per loro e li escludeva nei ghetti". È nei bordelli delle periferie, dove tanti emigranti sradicati cercavano di dimenticare con le ragazze di vita i loro Paesi lontani, che il tango assume le sue classiche figurazioni erotiche e allude esplicitamente all'atto sessuale.

Un ballo fatto di corpi che lottano, con l'uomo che costringe la donna ai suoi movimenti ma che poi, nel corso del ballo, viene come avvolto nelle sue spire. Insomma, scandaloso, tanto da meritarsi una scomunica papale e - ancora agli inizi del '900 - da essere ballato in pubblico solo da coppie di uomini: le donne non volevano compromettersi con un ballo per puttane.

È solo negli anni '20 che anche la borghesia scopre il fascino del tango e soprattutto del tango-musica, quel misto di piano, violini e bandóneon - la piccola fisarmonica tedesca che qualche emigrante si era portato dietro e che, a sentire gli esperti, aveva dato forza e malinconia al testo musicale.

Mentre sarà poi Astor Piazzolla, contaminando nella fusion la sua vecchia anima con il jazz, a dargli la svolta che ha portato trionfalmente il tango nella vita di milioni di donne e di uomini di tutto il mondo. Intanto in Argentina i grandi cantanti di tango diventavano eroi popolari, sulla scia di quel Carlos Gardel che ancora oggi i taxisti di Buenos Aires tengono sul cruscotto come un santino.

Ma anche i parolieri hanno contribuito nei vari periodi a tenere incollato il tango argentino alle passioni e alle rabbie della gente. Alla gelosia e all'amore tradito, alle storie di rivali ammazzati con il coltello e di donne infedeli, si aggiungevano via via altri argomenti. "Bisogna imparare a resistere anche se è certo che ci sarà più dolore e più oblìo", sono le parole di un tango nato nel periodo della dittatura militare e dei desapareçidos.

"Fuori dall'Argentina però, se tutti hanno nell'orecchio le musiche, ben pochi conoscono le parole", dice Paolo Collo, traduttore di Borges e di Osvaldo Soriano, che assieme a un altro specialista di letteratura sudamericana, Ernesto Franco, ha raccolto in "Il caso argentino". Gente che balla, i testi dei tanghi più belli.

Fra gli autori, oltre agli specialisti come Omero Esposito o Omero Manzi, ci sono grandi letterati, da Soriano allo stesso Borges. Probabilmente per molti lettori italiani sarà una sorpresa. Perché "anche conoscendone meglio le origini, gli italiani non possono illudersi di saper ricreare le atmosfere dei tanghi argentini", dice Laura Pariani, che a Buenos Aires abitava proprio sopra una tangheria, il locale che ogni quartiere mette a disposizione dei suoi abitanti affinché possano esercitarsi nella passione nazionale.

E siccome gli argentini, con la loro tipica megalomania, sono convinti da sempre che Dio è un loro connazionale, Pariani ne ha concluso, facendone il titolo del suo libro, che "anche dio ballava il tango".

C. Valentini, da "Repubblica".





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