Da quaderni dell'America Latina
a cura di Maurizio Chierici
In meno di cento anni milioni di immigrati sono sbarcati in questo paese.....
TANGO
Di Ernesto Sabato
In meno di cento anni milioni di immigrati sono sbarcati in questo paese
creando le due pieghe del carattere che segnano ogni argentino, il risentimento
e la malinconia, e preparando anche la nascita del fenomeno che distingue la
zona della Plata il tango. Un ballo che più tardi è stato condannato, lodato
messo in ridicolo. Enrique Santos Discepolo, il suo creatore più geniale, dà del
tango una definizione profonda: "E un pensiero triste che si balla"… Vi sono
intellettuali argentini che assimilano il tango al sesso, oppure come Juan Pablo
Echaguè, lo definiscono un ballo lascivo. Credo sia vero proprio il contrario. E
vero che il tango nasce nei postriboli, ma proprio questo dovrebbe farci capire
come il tango sia esattamente l’opposto del sesso perché ogni invenzione del
arte è quasi sempre una scelta di antagonismo, un gesto di ribellione e fuga. Si
inventa ciò che non se possiede, ciò che e oggetto della nostra speranza, la
speranza di evadere magicamente la dura realtà de ogni giorno.. E il postribolo
diventa il sesso in un stato di purezza… Il tango è, insomma, intriso di
risentimento erotico e di una tortuosa manifestazione del senso di inferiorità
del nuovo argentino, perché il sesso è una delle forme primitive di potere.
Il machismo è uno dei segni precisi del porteño (abitante de Buenos Aires) e
obbliga l’uomo non solo a essere macho ma a diventare macho al quadrato o al
cubo: la peggiore cosa che gli possa capitare è l’essere giudicato un piccolo
macho alla prima
Potenza. L’uomo insicuro teme il giudizio degli altri, controlla il proprio
comportamento, per non essere presso in giro degli amici… Tutto ciò fa del tango
una danza introversa e perfino introspettiva: un pensiero triste che si balla
proprio l’opposto di quanto succede nelle altre danze popolari, estroverse,
festose, allegramente erotiche… A pensarci bene il tango è il fenomeno più
singolare che abbia mai prodotto il ballo popolare… Un napoletano che balla la
tarantella lo fa per divertirsi. Il porteño che balla il tango in fondo lo balla
per meditare sul suo destino o per arrivare a conclusione negative sulla
condizione umana. Gonfio di birra, il tedesco si abbandona al ritmo della musica
tirolese, ride e se diverte senza pensieri. Il porteño non ride e non se diverte
e quando sorride la sua smorfia grottesca è talmente diversa dalla risata del
tedesco come può essere un gobbo pessimista da un insegnante di ginnastica.
Chi abita a Buenos Aires, come non succede in Europa, sente che il tempo
passa e che la fine di ogni sogno e la morte si annunciano come epilogo
inevitabile… L’uomo del tango è un essere profondo: medita sul tempo che se ne
va e sulla fine che il fluire della vita comporta. Un paroliere quasi
sconosciuto mormora cupamente in una canzone: "questa notte per sempre sono
finite le mie prodezze - un misterioso mormorio – mi strige il cuore".