TANGO

di Ernesto Sabato


Data: Tuesday, 20 May @ 16:56:05 CEST
Argomento: Poesie - Storia - Letteratura


Da quaderni dell'America Latina
a cura di Maurizio Chierici

In meno di cento anni milioni di immigrati sono sbarcati in questo paese.....

 

TANGO

Di Ernesto Sabato

In meno di cento anni milioni di immigrati sono sbarcati in questo paese creando le due pieghe del carattere che segnano ogni argentino, il risentimento e la malinconia, e preparando anche la nascita del fenomeno che distingue la zona della Plata il tango. Un ballo che più tardi è stato condannato, lodato messo in ridicolo. Enrique Santos Discepolo, il suo creatore più geniale, dà del tango una definizione profonda: "E un pensiero triste che si balla"… Vi sono intellettuali argentini che assimilano il tango al sesso, oppure come Juan Pablo Echaguè, lo definiscono un ballo lascivo. Credo sia vero proprio il contrario. E vero che il tango nasce nei postriboli, ma proprio questo dovrebbe farci capire come il tango sia esattamente l’opposto del sesso perché ogni invenzione del arte è quasi sempre una scelta di antagonismo, un gesto di ribellione e fuga. Si inventa ciò che non se possiede, ciò che e oggetto della nostra speranza, la speranza di evadere magicamente la dura realtà de ogni giorno.. E il postribolo diventa il sesso in un stato di purezza… Il tango è, insomma, intriso di risentimento erotico e di una tortuosa manifestazione del senso di inferiorità del nuovo argentino, perché il sesso è una delle forme primitive di potere.

Il machismo è uno dei segni precisi del porteño (abitante de Buenos Aires) e obbliga l’uomo non solo a essere macho ma a diventare macho al quadrato o al cubo: la peggiore cosa che gli possa capitare è l’essere giudicato un piccolo macho alla prima

Potenza. L’uomo insicuro teme il giudizio degli altri, controlla il proprio comportamento, per non essere presso in giro degli amici… Tutto ciò fa del tango una danza introversa e perfino introspettiva: un pensiero triste che si balla proprio l’opposto di quanto succede nelle altre danze popolari, estroverse, festose, allegramente erotiche… A pensarci bene il tango è il fenomeno più singolare che abbia mai prodotto il ballo popolare… Un napoletano che balla la tarantella lo fa per divertirsi. Il porteño che balla il tango in fondo lo balla per meditare sul suo destino o per arrivare a conclusione negative sulla condizione umana. Gonfio di birra, il tedesco si abbandona al ritmo della musica tirolese, ride e se diverte senza pensieri. Il porteño non ride e non se diverte e quando sorride la sua smorfia grottesca è talmente diversa dalla risata del tedesco come può essere un gobbo pessimista da un insegnante di ginnastica.

Chi abita a Buenos Aires, come non succede in Europa, sente che il tempo passa e che la fine di ogni sogno e la morte si annunciano come epilogo inevitabile… L’uomo del tango è un essere profondo: medita sul tempo che se ne va e sulla fine che il fluire della vita comporta. Un paroliere quasi sconosciuto mormora cupamente in una canzone: "questa notte per sempre sono finite le mie prodezze - un misterioso mormorio – mi strige il cuore".







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