INTI – ILLIMANI Domenica 7 Settembre 2003 Via dei Fori Imperiali - ROMA
Data: Friday, 05 September @ 01:46:14 CEST
Argomento: Concerti Eventi Musica e Cd ed altro


Era il 11 di Settembre del 1973 quando il governo democratico di Allende fu abbatuto i loro erano in tourne in Italia e sonno rimasti in exilio per 15 anni

INTI – ILLIMANI Domenica 7 Settembre 2003 Via dei Fori Imperiali - ROMA Un evento da ricordare. Trent’anni fa i primi concerti in Italia, poi diventata la loro seconda patria a causa dell’esilio cui vennero sottoposti in conseguenza del golpe di Pinochet in Cile (un altro triste 11 settembre, ma del 1973). Con il concerto del 7 settembre 2003 in Via dei Fori Imperiali a Roma (inizio ore 21.30), realizzato in collaborazione con il Comune di Roma, e con il patrocinio dell’ Ambasciata del Cile gli Inti-Illimani intendono celebrare questo significativo anniversario con il nostro paese ed in particolar modo con Roma la città che li ha ospitati subito dopo il golpe del 1973 e che è diventata la loro seconda patria. Un evento doppiamente imperdibile, in quanto sarà completamente gratuito e verrà registrato per diventare un disco di celebrazione per il trentennale del loro speciale rapporto artistico e di vita con il nostro Paese. All’uscita di questo importante live sul loro trentennale si aggiungerà in contemporanea un libro che celebrerà la storia italiana degli Inti-Illimani. Il volume sarà curato da uno storico amico del gruppo e conterrà un ricchissimo ed inedito repertorio iconografico. In trent’anni tante cose sono cambiate. Quello che oggi gli Inti-Illimani sono è qualcosa di molto diverso da quello che per molti probabilmente ancora rappresentano: un gruppo di grande world music e di intensa ricerca di contaminazioni, una modernissima band con alle spalle la polvere dei palcoscenici di tutto il mondo. E non più e non soltanto gli ambasciatori della musica dell’America Latina nel mondo, il simbolo della lotta contro tutte le dittature, l’immagine dei musicisti esiliati dal loro paese che lottano per riconquistare la legittima appartenenza alle loro radici, alla loro terra. Quello che accadde nell’oramai lontano 1973 è storia passata, non dimenticata, ma sicuramente gettata alla spalle. La storia dei sette membri di questo combo di musicisti ha oggi un altro messaggio ancora da comunicare. Ed è qualcosa di rintracciabile nei tanti progetti paralleli che portano avanti incessantemente, con lo stesso spirito libero e sognatore di un tempo, con lo stesso coraggio per le ragioni della musica. “Non siamo mai stati così politici da usare la politica come propaganda. Non siamo un gruppo politico in questo senso, ma siamo sempre occupati politicamente. Abbiamo un concetto di società e relazioni inter-umane e cerchiamo di convertire le nostre idee in suono, non fare parte dell’uno o dell’altro partito politico, ma in un certo qual modo portare in giro un mondo migliore”. E’ una delle tante frasi esplicative a sostegno della loro attività. L’avventura degli Inti-Illimani parte nel lontano 1967, quando un gruppo di studenti si incontrarono all’Università Tecnica di Santiago con il sogno di diventare ingegneri. Ma già dopo pochi mesi cambiano obiettivi e danno vita al progetto Inti-Illimani che in dialetto Ayamara vuol dire: sole dell’Illimani, una montagna nelle vicinanze di La Paz in Bolivia. E già nell’anno successivo partono per una lunghissima tournèe in Argentina Da questo periodo inizia anche la loro attività compositiva con la partecipazione alle prime compilation dedicate alla rivoluzione messicana in Cile. Mano mano il gruppo, questo singolare “insieme di artisti senza nome”, comincia ad assumere la struttura che presto si imprimerà nella memoria collettiva: un affondare nelle radici della musica tradizionale latinoamericana all’interno di una possente e mobilissima orchestrazione fatta di strumenti a fiato, ad arco, di percussioni, fino a raggiungere persino il numero di oltre trenta elementi in scena. Questa loro caratteristica sarà quindi fin dall’inizio la forza propulsiva della loro stessa immagine: ricchissima e colorata scenicamente e di grande impatto scenografico. Il 1972 è comunque l’anno delle grandi tournèe in America Latina e della prima formazione stabile composta da Max Berrù, Josè Miguel Camus, Jorge Coulon, Horacio Duràn, Horacio Salinas e Josè Seves. L’anno successivo segna infine il loro avvento sulla scena discografica mondiale con i due lavori rispettivamente dal titolo Viva Chile e Cantos de Pueblo Andinos. In Italia conquistano il disco di platino ed il nostro paese diventa, ma oramai è storia nota, il loro nuovo paese d’adozione a causa dell’esilio cui vengono sottoposti in conseguenza del golpe di Pinochet. Da questo momento in poi il loro successo nel mondo non conosce soste e da ciò scaturiscono anche una messe infinita di collaborazioni a tutti i livelli. I loro dischi conquistano persino il mercato inglese: Flight of the Còndor, musiche di un serial televisivo della Bbc e The Return of the Condor, selezione di temi strumentali. Nel 1985 tengono per la prima volta un concerto insieme ai chitarristi John Williams e Paco Pena alla Royal Albert Hall di Londra dalla cui esperienza scaturirà l’album Fragmentos de un Sueno. Sarà solo il primo dei tanti progetti musicali che portano avanti, molto spesso nei teatri di tutto il mondo, esemplare complemento ad una visione della musica rivoluzionaria in grado di alternare i grandi spazi aperti con la concentrazione e l’intensità dei teatri. E infine arriva anche per loro la possibilità di tornare in Cile. E’ il 1988. Gli Inti-Illimani sono oramai i musicisti emblemi di un inarrestabile messaggio di pace. Conferma di questo è la partecipazione al grande concerto di Amnesty International in compagnia di Bruce Springsteen, Sting, Peter Gabriel, Tracy Chapman, Youssou’n ‘Dour e tanti altri. Entrano nel decennio dei ’90 con l’album Lejenda, registrato dal vivo presso il Teatro Filarmonico di Colonia, insieme ai due grandi chitarristi John Williams e Paco Pena, ulteriore segnale di una nuova e modernissima apertura musicale che li vedrà d’ora in avanti sempre alla ricerca di nuove e preziose gemme musicali. La collaborazione con Williams, chitarrista classico e Pena, fuoriclasse della chitarra flamenca, diventerà d’ora in avanti un appuntamento fisso nelle loro tournèe mondiali. Uno degli esempi più luminosi di contaminazione e di interscambio che ha permesso alla musica degli Inti di raggiungere vette inarrivabili. Gli anni novanta sono all’insegna di grandi tournèe negli Stati Uniti, in Turchia, ancora in Italia, in Giappone, in Spagna, in Australia, in Polonia, ancora una volta condividendo il palco con grandi artisti come Miriam Makeba, Mercedes Sosa. L’ultimo periodo degli anni novanta è sotto il segno di un ulteriore cambiamento, solo all’apparenza rivoluzionario, perché ancora una volta i germi del presente affondano nella loro storia passata. Tutto quello che gli Inti-Illimani fanno è intensamente segnato da un forte senso del destino. Arrivano dischi come Arriesgarè la Piel, Grandes Exitos che in breve ottiene il disco di platino, Lejania opera di grande fascino poetico che segna il ritorno al grande amore per la musica delle Ande a quella particolarissima forma di folk impregnata di una misteriosissima bellezza, Amar De Nuevo e La Rosa de los Vientos. Quest’ultimo lavoro in particolare mostra tutta la grande raffinatezza compositiva che dopo trent’anni di lavoro gli Inti-Illimani hanno raggiunto su musiche di Horacio Salinas e testi di Patrico Manns. Si tratta di una rosa di ariose composizioni orchestrali nelle quali il testo è stato aggiunto in un secondo momento. Come gli stessi Inti-Illimani hanno confessato, questo straordinario disco è stato concepito nelle camere d’albergo, sui treni, sugli aerei, in una condizione che fotografa quindi perfettamente l’aspetto esistenziale e soprattutto musicale che l’arte di questo straordinario ensemble di musicisti si trova da qualche decennio a vivere senza soste. La nuova finestra che si apre per gli Inti è legata così anche alle collaborazioni con le grandi orchestre. L’avventura inizia nel 1997 con la collaborazione con l’Orchestra Sinfonica di Concepcion estendosi successivamente a tante altre orchestre sparse per il pianeta. Nel cosiddetto Programma Sinfonico trova spazio un’ennesima fusione di generi musicali, la musica colta come quella più popolare, brani di grandi compositori latini come Villa Lobos, Ginastera Moncayo, a brani classici del loro stesso repertorio. Gli arrangiamenti orchestrali, di questo straordinario programma che oramai si ripete negli anni come fosse una vera e propria opera autonoma, sono opera del compositore cileno Josè Miguel Tobar e del maestro Roberto De Simone, ennesimo esempio di quanto gli Inti-Illimani siano non solo dei grandi sperimentatori e ricercatori ma dei vari artisti di frontiera. In questa direzione musicale parallela molti brani del loro repertorio classico sono stati riarrangiati per la versione sinfonica: vi trovano spazio brani come Maria Canela, Bordel 1900 di Astor Piazzolla, El Mercado de Testaccio, MediaNoche, fino a Canna Austina brano integralmente arrangiato da Roberto De Simone. Un incontenibile caleidoscopio di suoni ed emozioni. Tra i progetti paralleli che segnano l’assoluta novità del loro odierno percorso musicale, è da annoverare la lunga serie dei Tributi a Victor Jara, il grande artista cileno che venne giustiziato con l’avvento del dittatore Pinochet.. Un simbolo del loro paese d’origine ed un grande punto di riferimento per tutta la loro opera musicale. Tra i primi eventi live che li ha visti coinvolti nel progetto Jara, è da ricordare il concerto Tributo all’interno del Royal Festival Hall a Londra, in cui parteciparono anche artisti del calibdro di Peter Gabriel ed Emma Thompson. A seguito di questa vicenda Peter Gabriel li invitò a partecipare alla registrazione del suo nuovo disco negli studi della Real World. Dai vari tributi a Victor Jara che hanno in tutti questi anni effettuato in giro per il mondo, è nata l’idea di contribuire alla creazione di una Fondazione dedicata a Victor Jara, un’iniziativa che ha come prospettiva quella di promuovere le radici culturali dell’America Latina e di istruire in questa direzione i giovani musicisti da tutte le parti del mondo. D’altro canto la frequentazione degli Inti-Illimani con Victor Jara risale al 1966, quando un quattordicenne di nome Horacio Salinas ascoltò per la prima volta, alla luce delle candele, il grande cantautore nel mitico folk club “Peña de los Parra”. Poco dopo sarà lo stesso Victor Jara a diventare il loro primo direttore artistico e ad insegnarli le regole fondamentali dello spettacolo: l’importanza dello stare sul palco, degli abiti, dei movimenti e dell’atteggiamento da tenere nei confronti del pubblico. Molte infatti fin dall’inizio dell’attività degli Inti sono le composizioni di Jara che sono entrate stabilmente nel loro repertorio: El Aparecido, Charagua. Così come tante sono state le canzoni che loro stessi hanno dedicato a questo grande poeta, Canciòn a Victor, Canto de las Estrellas. È del 2003 l’ album “Lugares comunes”. Questo ultimo lavoro ci restituisce una band in gran forma che, nonostante il tempo e l’abbandono di alcuni suoi importanti membri storici, continua a soprendere e a rinnovarsi nel segno di un suono ormai inconfondibile. L’ album che celebra i trentanni del loro storico rapporto con l’Italia, riprendono il filo del loro rinnovamento musicale che era iniziato con il precente lavoro, Amar de Nuevo (2000), un disco ricco di ritmi e di canzoni popolari di conio moderno. Con Lugares Comunes i ritmi si acutizzano, le melodie si fanno più intrecciate ancora, sempre a volte nel recupero di brani tradizionali anche colombiani e messicani o indirizzate ad omaggi del cuore come Caro Nino, struggente omaggio a Nino Rota, a Fellini, ad una certa idea dell’Italia. Fino alla suggestiva Vino Del Mar, versi del grande paroliere cileno Patricio Maas. Un disco questo del loro trentennale, con il cuore dedicato all’Italia, nel quale gli Inti-Illimani ripercorrono le tappe poetiche ed esistenziali della loro avventura alla riscoperta del vero significato dell’esistere: le sacre parole amore, dolore, morte/pronunciamole veramente con amore, con dolore, con il senso della morte/come facevano i nostri avi…(Amado Nervo-Lugar Comùn- 1914). Oggi gli Inti Illimani sono: Jorge Coulon, Marcelo Coulon, Horacio Duran, Efren Manuel Viera, Daniel Riquelme, Christian Gonzalez, Manuel Meriño, Juan Flores, Daniel Cantillana.





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