Letteratura: 1926 CANARO EN ITALIA
Postato il Saturday, 19 April @ 01:24:03 CEST di vamos
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Piccolo paese sul Po, in provincia di
Rovigo, che, combinazione, si chiama Canaro
testo di Massimo Di Marco
Francisco Canaro
nell'agosto del 1926 si trovava in Francia con la sua orchestra. Alla fine del
mese scadevano anche tutti i suoi contratti e così pensò di venire in Italia con
la moglie per incontrare sua nonna e per vedere finalmente il paese dei suoi
genitori. Un piccolo paese sul Po, in provincia di Rovigo, che, combinazione, si
chiama Canaro e che a quell'epoca aveva 564 abitanti, specializzati nella
coltivazione delle barbabietole. Don Francisco pensò che, una volta sul posto,
sarebbe stato complicato ricordare il suo cognome. Pensò: " Tutti diranno che
sono il padrone del paese, devo convincerli che il mio cognome non c'entra, è un
puro caso".
A Parigi acquistò presso l'agenzia Supervielle un viaggio (in
treno) organizzato che durava 90 giorni e che gli permetteva di staccarsi dal
gruppo per procedere da solo ovunque volesse. Prima tappa a Torino. La città gli
piace così così. Ne apprezza l'austerità architettonica ma la giudica poco
fantasiosa. E' impressionato dalla laboriosità dei torinesi e dall'imponenza
della Fiat che a quell'epoca aveva 30 mila dipendenti. Genova, seconda tappa, lo
conquista. Dice che è una città pittoresca, allegra e simpatica. Lo seducono i
carrugi della città vecchia con il cielo zeppo di lunghe corde alle quali sono
appesi a seccare frutta e ortaggi. E' colpito dalle opere d'arte schierate nel
Cimitero di Stallieno e al ristorante la pasta al pesto e la zuppa di pesce lo
affascinano. Il viaggio di Francisco Canaro prosegue per Roma.
Ha poi ricordato:" Ho cominciato a girarla con una curiosità
inquieta, forse a causa della sua grandezza storica. Roma mi ha messo
soggezione, mi ha emozionato tanto". Si era procurato un "cicerone" per non
perdere tempo, visto che non avrebbe potuto fermarsi più di una settimana. Ed
anche per poter arrivare alla presenza del Papa Pio XI, cosa che avvenne. Canaro
ha raccontato: " Ero così emozionato che tremavo e non riuscivo a fermarmi.
Mi sono poi accorto di tremare anche quando ho visto in una cappella un Cristo
di Michelangelo con una ferita prodotta dai baci di milioni di visitatori e
quando ho visto l'impronta dei piedi di San Pietro in un pezzo di lava
vulcanica". Da Roma a Napoli. "Credevo che niente
potese attenuare in me le emozioni di Roma. Invece Napoli mi ha stregato con il
suo Vesuvio fumante, la gente così vera e simpatica, il clima soave, la
tarantella travolgente". Erano i giorni della Festa di Piedigrotta, definiti
da Canaro "assolutamente incantevoli". Un salto a Capri ed alla Grotta
Azzurra e poi, il 19 settembre, di corsa a Napoli per la Festa di San
Gennaro."Qualcosa che non si può dimenticare". E' arrivato il momento di
incontrare la nonna, la meta è un villaggio del Salernitano. Il treno si ferma a
Vallo e per raggiungere Catello Vallo non c'è che la "Posta", una polverosa
diligenza che trasporta lettere e passeggeri. A Catello Vallo inizia la ricerca
di qualcosa per continuare il viaggio. Sono fortunati perchè trovano un calesse.
E' veramente piccolo, due persone ci stanno con fatica ed una delle due non è
perfettamente seduta, ma piuttosto che proseguire a piedi la soluzione appare
splendida. Finalmente i Canaro arrivano a Ceraso, mille anime. Due sono di
famiglia: della nonna di 88 anni e della sorellina di 86. Dopo un giorno di
ricordi la nonna dice che vorrebbe andare a Buenos Aires a trovare la mamma di
Don Francisco. Insiste molto. " Sai che sorpresona sarebbe per lei ? ".
Ma al momento la cosa non si può fare. Avverrà più tardi e dopo la morte della
sorellina. La nonna arriverà a Buenos Aires con un tipo
del paese che sa un po' di spagnolo. Tutte le spese saranno a carico di Don
Francisco. A questo punto inizia il viaggio di ritorno. I Canaro giungono a
Firenze, guardano tutto e poi proseguono per Pisa. La Torre Inclinada
incuriosisce Don Francisco, sale e scende tre volte "con l'impressione di
vedere qualcosa di magico". Un'altra magìa la scopre in un cappella con
un'acustica molto particolare. Canaro canta "Do-Mi-Sol-Do" e dopo alcuni
secondi si ascolta un'eco stranissima, è come se ogni nota venisse ripetuta da
quattro voci. Gli dicono che sovente la cappella è stata visitata da Caruso che
si divertiva a cantare qualcosa per riascoltarsi. Don Francisco lo aveva
conosciuto a Buenos Aires."Se avesse cantato il tango sarebbe diventato la
voce della città...". Un giorno a Montecatini, un giorno a Bologna e poi il
treno per Venezia. Don Francisco ha la sensazione di essere penetrato in una
cartolina illustrata. Cerca di vedere più cose possibili ed ognuna, a partire
dalle gondole, lo impressiona. La successiva tappa a Milano lo restituisce alla
realtà. La chiama "Piccola Parigi" e visita la città in lungo e in largo, prima
il centro, poi la città vecchia dove scopre un ristorantino che lo attrae.
Entra, si siede ad un tavolo ed al giovane cameriere
ordina ridendo: - Camariere, como me trovo a Milano voglio mangiare una bella
milanesa autentica... Dopo un po' di minuti il cameriere torna al tavolo con
le cotolette sul piatto. - Maestro Canaro, ecco la milanesa! Don
Francisco è stupito. Mentre cerca di capire come sia stato riconosciuto la
figlia del proprietario, una ragazza che assomiglia a Gina Lollobrigida, gli
allunga foglio e matita per avere l'autografo. Poi viene a galla un piccolo
retroscena. Il cameriere aveva lavorato a Parigi in un locale dove Francisco
Canaro era una celebrità. Lo invita al tavolo ma il ragazzo non può. Si limita a
rimanere li accanto in piedi per qualche minuto. Gli dice: - Maestro, la sua
musica è bellissima, è commovente. Don Francisco si alza dalla sedia, lo
abbraccia. La gente seduta ai tavoli guarda quella scena con sorpresa. Qualcuno
dice: - Dev'essere
suo
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