Si intitola Carlos Gardel, ha una dimensione di 130 pagine con illustrazioni, l'editore è Pagano
Non è
facile parlare di Gardel! Debbo confessare questa mia difficoltà
che deriva, penso, dalla complessità del personaggio. E se, da
una parte, Gardel riesce a rendere semplici concetti complicati, chi
sta scrivendo trova impossibile raccontare con semplicità cose
che paiono irraggiungibili.
Infatti con
Gardel si proiettano nel tempo e nello spazio umori, sensazioni,
sentimenti che diventano lontani, irraggiungibili, alla portata solo di
chi faticosamente riesce ad usare lo stesso metro di misura. E non
è un caso che l’apprezzamento per Gardel è soprattutto
sensitivo; ti piace ma non sai dire perché, sembra mitico invece
è profondamente legato alla realtà, quella di tutti i
giorni, quella delle persone umili e quella dei potenti. I suoi
racconti riguardano i sentimenti delle persone e rendono animati gli
oggetti: la pared, el farol, la ventana.
Ma c’è di
più. Come si fa a non parlare di Gardel in tutta la storia del
Tango? E ancora, come si fa a non sentire la sua voce dalle canzoni dei payadoresfino
alle evoluzioni moderne di Salgan o Piazzolla? Credo che in tutta la
storia del Tango lo spirito di Gardel sia sempre presente e ho scritto
questo libro per affermare questo concetto, semplice da intuire e
impossibile da dimostrare.