1 - Tango es una
historia
Mistero delle
origini
Il tango
fa la sua comparsa nei sobborghi di Buenos Aires intorno al 1880. Nulla si sa di
come sia nato, persino l'etimologia è del tutto incerta, nè vi è un nome, una
data, un episodio particolare che sia legato al suo esordio. Appare
all'improvviso come una sorta di linguaggio comune della gente di Buenos Aires,
folle di immigrati italiani, spagnoli, tedeschi, russi, famiglie numerose che
abitano fianco a fianco nei grandi conventillos, nei
cui cortili le note e i passi uniscono le persone più di quel castigliano
sgrammaticato che ciascuno si sforza di parlare.
Nell'arrabal, il
quartiere di periferia, si realizza l'incontro fra la gente del porto e la gente
delle campagne. La gente della pampa porta la payada, una antica
forma di poesia popolare caratteristica delle feste di paese: il payador improvvisa sei versi
endecasillabi, seguiti da un caratteristico stacco di chitarra. Intorno al 1870
la payada si evolve e ad essa si unisce il ballo: è la habanera, danza
spagnola diffusasi a Cuba e portata dai marinai fino alle due sponde del Rio de
la Plata, che si diffonde ma immediatamente si trasforma, assumendo l'andamento
caratteristico e insolito di una camminata in cui l'uomo avanza e la donna
indietreggia. Nasce così la milonga, e milonguear significa passare la notte
alternando canto e ballo.
Dal porto
di Buenos Aires arriva anche il candombe, danza
caratteristica dei neri (che avevano abitato un piccolo borgo nella parte
vecchia prima di scomparire decimati dalla febbre gialla), in cui le coppie
ballano separate ma molto vicine, abbandonandosi a sensuali movimenti pelvici.
Sono gli
ingredienti che si fondono nel tango.
Parlarsi con un
abbraccio
Il tango
rappresenta una vera rivoluzione nel ballo di coppia. Con valzer, mazurca, polka
e gli altri balli in voga ha in comune solo la presa fra i due ballerini; tutto
il resto segue una logica totalmente innovativa e trasgressiva.
Non
è di apprendimento immediato, e per ballarlo non basta salire in pista (come
avviene con le altre danze di società) e seguire il ritmo, nè è sufficiente
accompagnarsi a un partner che già lo conosce e "farsi portare". Si tratta di un
vero esercizio di concentrazione. I primi tangueros di cortile non lo
improvvisano, se pur nemmeno frequentano corsi presso maestri professionisti: è
durante la settimana, dopo il lavoro, che piccoli gruppi di uomini provano e
riprovano fra loro i passi, mentre altrove le donne fanno la stessa cosa, per
preparasi al ballo della domenica. Perchè il tango (e ci teniamo a sottolinearlo
a dispetto di chi, senza conoscerlo, vuole identificarlo con un assoluto
"pensiero triste che si balla") è divertimento, non
solo lanciandosi in pista alla festa o nel salòn, ma anche facendo parte di allegre e
chiassose comitive che si ritrovano per provare e
ripetere.
Il tango è
un ballo totalmente libero, privo di
coreografie predefinite. Mentre le altre danze si fondano su una figura di base
da ripetere alternandola a qualche occasionale variante, il tango è del tutto
privo di schemi ripetitivi. La salida
basica è solo una combinazione di passi che si utilizza per imparare
a ballare (cioè a ... non ripeterla), mentre le figure classiche (ocho adelante, ocho atràs,
mordida, medialuna, ecc) vengono continuamente assemblate,
sospese, frammentate e ricombinate, in una unica caleidoscopica figura che non
si ripeterà mai uguale. Le coppie non procedono mai in modo fra loro coerente:
ognuna segue di volta in volta direzioni diverse (e la necessità di evitare le
collisioni impone ulteriormente di decidere istante per istante il passo da
eseguire), anche se viene complessivamente mantenuta una lenta rotazione in
senso antiorario.
Il tango è
un linguaggio con cui
esprimersi. Per chi balla valzer o polka la musica è un supporto ritmico, e la
melodia un accompagnamento; un brano o un'altro, un interprete o un'altro vedono
i ballerini eseguire sempre gli stessi movimenti. Ma le melodie del tango sono
così ricche di differenti coloriture musicali, gli stili interpretativi e gli
impasti strumentali così diversi, la poetica dei testi così mutevole, che
passare da un brano all'altro (o anche da un esecutore all'altro dello stesso
brano) significa entrare in una condizione emozionale nuova, ispirando un
portamento e uno stile che non è mai lo stesso. Nelle scuole di tango di Buenos
Aires spesso il maestro assegna a ciascun allievo/a una condizione interiore
(allegro, innamorato, indifferente, annoiato, arrabbiato ...), quindi fa ballare
tutti, dopodichè invita ciascuno a indovinare lo stato d'animo del partner con
cui ha appena ballato: se molti hanno percepito l'emozione dell'altro significa
che, al di là della correttezza tecnica dei passi, si è appreso
quell'affascinante linguaggio che è il tango, definito dai vecchi maestri
el idioma del
brazo.
Danze del folclore
argentino
Più
che dell'Argentina, il tango è il ballo del Rio de la Plata, cioè delle città di
Buenos Aires e Montevideo, due metropoli che si affacciano da sponde opposte
all'estuario del grande fiume, e che al di là dell'appartenenza a due entità
statali diverse, sono molto più vicine fra loro per storia, composizione etnica,
cultura, di quanto ciascuna non lo sia rispetto al resto della nazione di cui è
capitale.
Ma il
tango non è la sola danza rioplatense: i tangueros sono soliti alternarlo alla
milonga e al vals criollo.
La
milonga
è caratterizzata da un tempo molto più veloce di quello del tango, con un ritmo
semplice, regolare e sincopato. La danza è piena di brio, con figure semplici:
essenzialmente una camminata continuamente spezzata, con una forma tipica di
ocho sia dell'uomo che della donna (ocho
milonguero), e poche altre figure, necessariamente agili, data la
velocità. Spesso la si balla senza la classica presa: ciascuno tiene le mani
allacciate dietro di sè, mentre la fronte si appoggia a quella del partner
(secondo alcuni questo stile sarebbe invenzione della nota cantante Tita
Merello, che in una occasione dovette nascondere al pubblico una improvvisa
ampia scucitura nella propria gonna).
Il
vals
criollo è basato sul ritmo del valzer viennese, ma i movimenti
sono quasi gli stessi del tango (generalmente un passo sul primo tempo di ogni
battuta). Viene chiamato anche vals cruzado per il
continuo cambiar direzione nel movimento della
coppia.
Anche il
classico ritmo della mazurca ungherese è diventato per i rioplatensi un proprio
ballo chiamato ranchera, mentre
costituiscono una realtà a sè stante è gli altri balli argentini, denominati
balli de l'interior o folcloricos. Si tratta di danze più
antiche, nate in contesti del tutto differenti dalle realtà urbane già
descritte. Nei vasti territori che si estendono fra la Patagonia, le Ande e le
giungle della Bolivia e del Chaco, nei pueblos, dalla commistione di tradizioni
indie e ispaniche sono sorte la zamba, a coppie
separate, a tempo lento, fatta di sguardi e ammiccamenti che ricordano il
corteggiamento amoroso, la cueca - diffusa
anche in Cile - anch'essa a coppie separate, con battito di tacchi e agitare di
fazzoletti, dal tempo vivace e marcato.
2 - Tango es
musica
In origine
il tango è sola musica per accompagnare la danza. Il conjunto tipico è un
trio di
flauto, arpa, violino (l'arpa è di tipo diatonico, caratteristica degli indios
del Paraguay) oppure flauto, chitarra, violino, o anche clarinetto, chitarra,
violino. Gli strumenti sono trasportabili, adatti sia a feste che a ritrovi di
strada o di cortile. I musicisti suonano ad orecchio e spesso improvvisano, ed è
per questo che le arie del primo periodo - non trascritte nè ancora incise su
disco - sono in gran parte perdute.
Successivamente il flauto viene sostituito da un
insolito strumento, il bandoneòn, una
sorta di organetto inventato in Germania (dove non ebbe molta fortuna) e portato
nel Rio de la Plata da qualche immigrato. Grazie al genio di numerosi
interpreti, che da strumento per semplici arie e accompagnamenti ne fanno uno
straordinario mezzo espressivo, con il suo timbro singolare, la possibilità -
agendo con abilità sul mantice - di ricavarne variegate coloriture sonore e
accentuazioni dinamiche, diventerà nel nuovo secolo la voce più caratteristica
del tango.
A partire
dal 1900, quando il tango comincia a entrare nei teatri e nei caffè, si impone
il trio
bandoneòn-violino-pianoforte. Mentre il genere si evolve e
l'orchestrazione diviene più ricca, negli anni '10 al trio si sostituisce sul
palco il sexeto
tipico: 2 bandoneònes, 2 violini, pianoforte, contrabbasso.
Cominciano così a dedicarsi al tango strumentisti e direttori sempre più colti
musicalmente, quasi sempre italiani.
Julio De Caro
(1899-1989), assieme al fratello Francisco viene cacciato
di casa dal padre, originario di Milano e insegnante di conservatorio, alla
notizia che hanno tradito la musica classica per suonare tanghi nell'orchestra
di Arolas. I due fratelli porteranno nel tango degli anni '20 una straordinaria
inventiva, che si esprime in contrasti dinamici, fantasie contrappuntistiche,
brillanti trovate esecutive: glissandi, effetto chicharra
("cicala", sfregando le corde del violino dietro il ponticello),
effetto
lija ("carta vetrata"), fischi, risate.
Francisco Canaro
(1880-1964) introduce l'uso dell'estibillista (un cantante che interviene
solo nel ritornello) preferendo un modello di esecuzione che non è nè
semplicemente strumentale, nè pienamente vocale. Tipico l'effetto canyengue, ideato
dal contrabbassista Leopoldo Thompson, ottenuto battendo con l'archetto o con la
mano sulle corde dello strumento.
Juan D'Arienzo
(1900-1976) sviluppa un ritmo molto ballabile, quasi
ossessivamente metronomico, alternando pause a strappate simili a colpi di
frusta o di zappa.
Carlos Di Sarli
(1900-1960) accresce il ruolo degli gli archi, usa
fraseggi melodici che valorizzano spesso l'unissono, e ritmi articolati su
contrasti legato-staccato.
Osvaldo Pugliese
(1905-1995) si distingue per ardite tessiture armoniche e
una accentuata poliritmìa, ossia una particolare forma di canyengue da lui
stesso chiamato la
yumba