TANGO ( es una historia )
Data: Saturday, 19 July @ 12:30:00 CEST
Argomento: Poesie - Storia - Letteratura


Il tango fa la sua comparsa nei sobborghi di Buenos Aires intorno al 1880. Nulla si sa di come sia nato, persino l'etimologia è del tutto incerta...........!!!

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1 - Tango es una historia

Mistero delle origini

Il tango fa la sua comparsa nei sobborghi di Buenos Aires intorno al 1880. Nulla si sa di come sia nato, persino l'etimologia è del tutto incerta, nè vi è un nome, una data, un episodio particolare che sia legato al suo esordio. Appare all'improvviso come una sorta di linguaggio comune della gente di Buenos Aires, folle di immigrati italiani, spagnoli, tedeschi, russi, famiglie numerose che abitano fianco a fianco nei grandi conventillos, nei cui cortili le note e i passi uniscono le persone più di quel castigliano sgrammaticato che ciascuno si sforza di parlare.

Nell'arrabal, il quartiere di periferia, si realizza l'incontro fra la gente del porto e la gente delle campagne. La gente della pampa porta la payada, una antica forma di poesia popolare caratteristica delle feste di paese: il payador improvvisa sei versi endecasillabi, seguiti da un caratteristico stacco di chitarra. Intorno al 1870 la payada si evolve e ad essa si unisce il ballo: è la habanera, danza spagnola diffusasi a Cuba e portata dai marinai fino alle due sponde del Rio de la Plata, che si diffonde ma immediatamente si trasforma, assumendo l'andamento caratteristico e insolito di una camminata in cui l'uomo avanza e la donna indietreggia. Nasce così la milonga, e milonguear significa passare la notte alternando canto e ballo.

Dal porto di Buenos Aires arriva anche il candombe, danza caratteristica dei neri (che avevano abitato un piccolo borgo nella parte vecchia prima di scomparire decimati dalla febbre gialla), in cui le coppie ballano separate ma molto vicine, abbandonandosi a sensuali movimenti pelvici.

Sono gli ingredienti che si fondono nel tango.

 

 Parlarsi con un abbraccio

Il tango rappresenta una vera rivoluzione nel ballo di coppia. Con valzer, mazurca, polka e gli altri balli in voga ha in comune solo la presa fra i due ballerini; tutto il resto segue una logica totalmente innovativa e trasgressiva.

 Non è di apprendimento immediato, e per ballarlo non basta salire in pista (come avviene con le altre danze di società) e seguire il ritmo, nè è sufficiente accompagnarsi a un partner che già lo conosce e "farsi portare". Si tratta di un vero esercizio di concentrazione. I primi tangueros di cortile non lo improvvisano, se pur nemmeno frequentano corsi presso maestri professionisti: è durante la settimana, dopo il lavoro, che piccoli gruppi di uomini provano e riprovano fra loro i passi, mentre altrove le donne fanno la stessa cosa, per preparasi al ballo della domenica. Perchè il tango (e ci teniamo a sottolinearlo a dispetto di chi, senza conoscerlo, vuole identificarlo con un assoluto "pensiero triste che si balla") è divertimento, non solo lanciandosi in pista alla festa o nel salòn, ma anche facendo parte di allegre e chiassose comitive che si ritrovano per provare e ripetere.

Il tango è un ballo totalmente libero, privo di coreografie predefinite. Mentre le altre danze si fondano su una figura di base da ripetere alternandola a qualche occasionale variante, il tango è del tutto privo di schemi ripetitivi. La salida basica è solo una combinazione di passi che si utilizza per imparare a ballare (cioè a ... non ripeterla), mentre le figure classiche (ocho adelante, ocho atràs, mordida, medialuna, ecc) vengono continuamente assemblate, sospese, frammentate e ricombinate, in una unica caleidoscopica figura che non si ripeterà mai uguale. Le coppie non procedono mai in modo fra loro coerente: ognuna segue di volta in volta direzioni diverse (e la necessità di evitare le collisioni impone ulteriormente di decidere istante per istante il passo da eseguire), anche se viene complessivamente mantenuta una lenta rotazione in senso antiorario.

Il tango è un linguaggio con cui esprimersi. Per chi balla valzer o polka la musica è un supporto ritmico, e la melodia un accompagnamento; un brano o un'altro, un interprete o un'altro vedono i ballerini eseguire sempre gli stessi movimenti. Ma le melodie del tango sono così ricche di differenti coloriture musicali, gli stili interpretativi e gli impasti strumentali così diversi, la poetica dei testi così mutevole, che passare da un brano all'altro (o anche da un esecutore all'altro dello stesso brano) significa entrare in una condizione emozionale nuova, ispirando un portamento e uno stile che non è mai lo stesso. Nelle scuole di tango di Buenos Aires spesso il maestro assegna a ciascun allievo/a una condizione interiore (allegro, innamorato, indifferente, annoiato, arrabbiato ...), quindi fa ballare tutti, dopodichè invita ciascuno a indovinare lo stato d'animo del partner con cui ha appena ballato: se molti hanno percepito l'emozione dell'altro significa che, al di là della correttezza tecnica dei passi, si è appreso quell'affascinante linguaggio che è il tango, definito dai vecchi maestri el idioma del brazo.

 

 

Danze del folclore argentino

 Più che dell'Argentina, il tango è il ballo del Rio de la Plata, cioè delle città di Buenos Aires e Montevideo, due metropoli che si affacciano da sponde opposte all'estuario del grande fiume, e che al di là dell'appartenenza a due entità statali diverse, sono molto più vicine fra loro per storia, composizione etnica, cultura, di quanto ciascuna non lo sia rispetto al resto della nazione di cui è capitale.

Ma il tango non è la sola danza rioplatense: i tangueros sono soliti alternarlo alla milonga e al vals criollo.

La milonga è caratterizzata da un tempo molto più veloce di quello del tango, con un ritmo semplice, regolare e sincopato. La danza è piena di brio, con figure semplici: essenzialmente una camminata continuamente spezzata, con una forma tipica di ocho sia dell'uomo che della donna (ocho milonguero), e poche altre figure, necessariamente agili, data la velocità. Spesso la si balla senza la classica presa: ciascuno tiene le mani allacciate dietro di sè, mentre la fronte si appoggia a quella del partner (secondo alcuni questo stile sarebbe invenzione della nota cantante Tita Merello, che in una occasione dovette nascondere al pubblico una improvvisa ampia scucitura nella propria gonna).

Il vals criollo è basato sul ritmo del valzer viennese, ma i movimenti sono quasi gli stessi del tango (generalmente un passo sul primo tempo di ogni battuta). Viene chiamato anche vals cruzado per il continuo cambiar direzione nel movimento della coppia.

Anche il classico ritmo della mazurca ungherese è diventato per i rioplatensi un proprio ballo chiamato ranchera, mentre costituiscono una realtà a sè stante è gli altri balli argentini, denominati balli de l'interior o folcloricos. Si tratta di danze più antiche, nate in contesti del tutto differenti dalle realtà urbane già descritte. Nei vasti territori che si estendono fra la Patagonia, le Ande e le giungle della Bolivia e del Chaco, nei pueblos, dalla commistione di tradizioni indie e ispaniche sono sorte la zamba, a coppie separate, a tempo lento, fatta di sguardi e ammiccamenti che ricordano il corteggiamento amoroso, la cueca - diffusa anche in Cile - anch'essa a coppie separate, con battito di tacchi e agitare di fazzoletti, dal tempo vivace e marcato.

 

2 - Tango es musica

In origine il tango è sola musica per accompagnare la danza. Il conjunto tipico è un trio di flauto, arpa, violino (l'arpa è di tipo diatonico, caratteristica degli indios del Paraguay) oppure flauto, chitarra, violino, o anche clarinetto, chitarra, violino. Gli strumenti sono trasportabili, adatti sia a feste che a ritrovi di strada o di cortile. I musicisti suonano ad orecchio e spesso improvvisano, ed è per questo che le arie del primo periodo - non trascritte nè ancora incise su disco - sono in gran parte perdute.

Successivamente il flauto viene sostituito da un insolito strumento, il bandoneòn, una sorta di organetto inventato in Germania (dove non ebbe molta fortuna) e portato nel Rio de la Plata da qualche immigrato. Grazie al genio di numerosi interpreti, che da strumento per semplici arie e accompagnamenti ne fanno uno straordinario mezzo espressivo, con il suo timbro singolare, la possibilità - agendo con abilità sul mantice - di ricavarne variegate coloriture sonore e accentuazioni dinamiche, diventerà nel nuovo secolo la voce più caratteristica del tango.

A partire dal 1900, quando il tango comincia a entrare nei teatri e nei caffè, si impone il trio bandoneòn-violino-pianoforte. Mentre il genere si evolve e l'orchestrazione diviene più ricca, negli anni '10 al trio si sostituisce sul palco il sexeto tipico: 2 bandoneònes, 2 violini, pianoforte, contrabbasso. Cominciano così a dedicarsi al tango strumentisti e direttori sempre più colti musicalmente, quasi sempre italiani.

Julio De Caro (1899-1989), assieme al fratello Francisco viene cacciato di casa dal padre, originario di Milano e insegnante di conservatorio, alla notizia che hanno tradito la musica classica per suonare tanghi nell'orchestra di Arolas. I due fratelli porteranno nel tango degli anni '20 una straordinaria inventiva, che si esprime in contrasti dinamici, fantasie contrappuntistiche, brillanti trovate esecutive: glissandi, effetto chicharra ("cicala", sfregando le corde del violino dietro il ponticello), effetto lija ("carta vetrata"), fischi, risate.

Francisco Canaro (1880-1964) introduce l'uso dell'estibillista (un cantante che interviene solo nel ritornello) preferendo un modello di esecuzione che non è nè semplicemente strumentale, nè pienamente vocale. Tipico l'effetto canyengue, ideato dal contrabbassista Leopoldo Thompson, ottenuto battendo con l'archetto o con la mano sulle corde dello strumento.

Juan D'Arienzo (1900-1976) sviluppa un ritmo molto ballabile, quasi ossessivamente metronomico, alternando pause a strappate simili a colpi di frusta o di zappa.

Carlos Di Sarli (1900-1960) accresce il ruolo degli gli archi, usa fraseggi melodici che valorizzano spesso l'unissono, e ritmi articolati su contrasti legato-staccato.

Osvaldo Pugliese (1905-1995) si distingue per ardite tessiture armoniche e una accentuata poliritmìa, ossia una particolare forma di canyengue da lui stesso chiamato la yumba

 







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