''EL CHOCLO'' 100 Anni di un Tango
Data: Tuesday, 25 November @ 01:14:47 CET
Argomento: Poesie - Storia - Letteratura


Lo interpretarono Troilo e Di Sarli, perfino Louis Armstrong e Julio Iglesias. Lo ballò Gina Lollobrigida.
traduzione Fabio Antonucci
Italiano / Español

 

I cento anni di " EL CHOCLO"

La storia di un tango senza frontiera

 

Lo interpretarono Troilo e Di Sarli, perfino Louis Armstrong e Julio Iglesias. Lo ballò Gina Lollobrigida. E’ il tango più ascoltato in tutto il mondo. Oggi è un emblema di Buenos Aires. Il 12 Luglio del 1917, in una intervista ne "La Razòn" ,che viene conservata tra le rare testimonianze, riportate dai periodici, del pensiero di Angel Villoldo, il musicista, poeta, cantore, attore e linotipista profetizzava la decadenza del tango, per lo meno sotto la forma fino ad allora conosciuta. "Chi si ricorda più il tempo della Recoleta? Tutto evolve, e non esiste alcuna causa perché il tango non obbedisca a questa legge", diceva Villoldo, che all’epoca già aveva creduto opportuno convertirsi alle canzoni leggere componendo per le dive dell’epoca Linda Telma e Teresita Zazà.

Il pronostico di Villoldo si compì a metà. E’ certo che le forme arcaiche del genere sono scomparse, e che la maggior parte dei tangos che a fine del secolo XIX animarono le tumultuose feste della "Recoleta" (alle quali concorreva, congiuntamente a impiegati ed operai, tutto il sommerso malavitoso", racconta Villoldo ) han finito col perdersi ne l’oblio. Una gran massa di tangos del 900( inclusi molti dello stesso Villoldo ), già riconducibili ai tangos creoli, fu allo stesso modo messa da parte dai repertori. Tuttavia, "El Choclo" di Villoldo sta compiendo un secolo in piena forma. Pochi tangos della sua generazione sono giunti fino a noi , e probabilmente nessuno con lo stesso vigore.

Anche se nella sua struttura originale lo si imparenta frequentemente alla habanera - la cui influenza si faceva ancora sentire -, El Choclo è uno dei tangos creoli più rappresentativo del genere. Però non è da meno il modo in cui, nella inesauribile varietà di versioni registrate in epoche distinte, ha finito per accompagnare i cambiamenti in un secolo di evoluzione strumentale e poetica; strumentalmente è un’eccellente esempio del tango come genere interpretativo, assorbendo i virtuosismi della sua evoluzione storica; poeticamente, attraverso successivi testi, di autori differenti, spaziò dal verso picaresco- una prima versione di Villoldo- alla evocazione autoreferenziale – la celebre partitura del Discépolo. L’arco si estende dalla storica versione di Angel Villoldo ed il sodalizio Gobbi al recente arrangiamento de " El Arranque". Dalla classica versione di Troilo – Beròn e del Di Sarli al curiosissimo adattamento di Louis Armstrong. Per menzionare due estremi: dalla registrazione che fece Julio Iglesias nell’asettico disco TANGO, alla interpretazione resa in POSTANGOS, in cui il piano di Gerardo Gandini ci porta a pensare alla opera di un prodigioso organista pazzo.

La storia del debutto de " El Choclo " appartiene in larga misura alla leggenda, accreditata dalla libera ricostruzione che dell’episodio fece Francisco Garzia Jiménez

( "Così nacquero i tangos" ). Febbraio del 1903, Novembre dello stesso anno, o in un imprecisato momento del 1905 sono alcuni dei riferimenti che abbiamo, oltre alcune improbabili date abbastanza anteriori. L’esistenza di alcuni programmi in cui figura una "danza creola" di Villoldo, segnalata da diversi autori come il volto occulto dell’esordio de "El Choclo", è stata discussa. Il collezionista Bruno Cespi – che può constatarlo, disponendo di un programma del caffè EL AMERICANO, opta per non considerarla determinante, però aderisce alla teoria per cui El Choclo si ascoltò qui per la prima volta nel corso del 1903, e come "danza criolla" così come figurano in alcune partiture dell’epoca, altri brani che sono chiaramente tangos. Ciò che lo stesso Villoldo raccontò conferma che fu presentato nel caffè - ristorante El Americano, Cangallo 966, dalla orchestra diretta dal suo amico José Luis Roncallo.

Ne "El Buenos Aires de Angel G. Villoldo", Enrique Puccia cita: " Si dice che Villoldo intitolò il suo tango El Choclo ispirato dalla pannocchia tenera del mais, la parte più contesa nella pietanza resa famosa dalla locanda El Pinchazo ".

La prima stesura del tango appartiene allo stesso Villoldo ( il quale probabilmente già ne aveva scritto una versione, e poi ne fece un’altra ancora, con il titolo Cariño puro, destinata a Los Gobbi): " a volte el choclo / arrostisce sulla brace / calma la passione / e felicità d’amor".

In un’altra versione, Puccia riprende le parole dette da Irene Villoldo, sorella dell’autore, che sostengono un’altra teoria per la quale "el Choclo era in realtà un personaggio ambiguo che aveva racimolato i suoi reales nei dintorni di Junìn e Lavalle, e che veniva così soprannominato a causa del colore dei suoi capelli".

Alla morte di Villoldo il cantante Carlos Marambio Catàn scrisse un nuovo testo ( Vieja milonga que en mis horas de tristeza / traes a mi mente tu recuerdo cariñoso)

Però la più longeva (" con este tango que es burlòn y compadrito/ se atò dos alas la ambiciòn de mi suburbio") fu scritta nel 1947 da Enrique Santo Discepolo, su incarico di Libertad Lamarque: "non so dir di no alla supplica di una donna", spiegò l’autore.

E’ uno dei tangos mondialmente più diffuso. Contende a La morocha la probabilità di essere stato il primo consacrato in Europa, tale è la presunzione di Francisco Canaro nelle sue memorie ( che si basano su una informazione che "se non è vera è ben trovata", dice Canaro).

A proposito de el Choclo in Europa, molti anni dopo, lo storico José Gobello riferisce: " nella trattoria di Firenze dove ero solito pranzare quando lavoravo in questa città (era il 1969) con il professor Giovanni Meo Zillio, il televisore diffuse ad un tratto le note de el Choclo. Il cameriere, che avvertì il mio gesto di compiaciuto stupore, mi disse, da dietro il banco: " La Cumparsita per lei". Lo ringraziai e lo lasciai nel suo errore".

LOS CIEN AÑOS DE "EL CHOCLO"

La historia de un tango sin fronteras

Lo interpretaron desde Troilo y Di Sarli, hasta Louis Armstrong y Julio Iglesias. Lo bailó Gina Lollobrigida. Y es uno de los tangos más escuchados en todo el mundo. Es hoy un emblema de Buenos Aires.
El 12 de julio de 1917, en una entrevista de La Razón que se conserva entre los escasos testimonios periodísticos del pensamiento de Angel Villoldo, el músico, poeta, cantor, actor y linotipista profetizaba una retracción del tango, al menos bajo las formas hasta entonces conocidas. "¿Quién se acuerda ya de los tiempos de la Recoleta? Todo evoluciona, y no hay causa para que el tango no obedezca esta ley", decía Villoldo, quien por lo pronto ya había creído oportuno volcarse a las tonadillas componiendo para las divas de la época Linda Telma y Teresita Zazá.

El pronóstico de Villoldo se cumplió a medias. Es cierto que las formas arcaicas del género han desaparecido, y que la mayoría de los tangos que a fines del siglo XIX animaron las tumultuosas romerías de la Recoleta ("A las cuales concurría, juntamente con empleados y obreros, todo el elemento maleante", cuenta Villoldo) han terminado por perderse en el olvido. Una gran masa de tangos del 900 (incluidos muchos del propio Villoldo), ya enteramente reconocibles como tangos criollos, fue igualmente dejada de lado en los repertorios. Sin embargo El Choclo, de Villoldo, está cumpliendo un siglo en plena forma. Pocos tangos de su generación han llegado hasta el presente, y probablemente ninguno con el mismo vigor.

Incluso cuando en su forma original se lo emparenta frecuentemente con la habanera —cuya influencia estaba aun en circulación—, El Choclo es uno de los tangos criollos más representativos de la especie. Pero no lo distingue menos el modo en el que, en la diversidad inagotable de versiones registradas en distintas épocas, ha venido acompañando los cambios de un siglo de evolución instrumental y poética; instrumentalmente, es una inmejorable muestra del tango como género de interpretación, absorbiendo los giros de su evolución histórica; poéticamente, a través de sucesivas letras, de diferentes autores, fue del verso picaresco —una primera letra de Villoldo— a la evocación autorreferencial —la célebre letra de Discépolo. El arco va de las históricas versiones de Angel Villoldo y el matrimonio Gobbi al reciente arreglo de El Arranque. De las clásicas versiones de Troilo—Berón y de Di Sarli a la curiosísima adaptación de Louis Armstrong. Por mencionar dos extremos: de la grabación que hizo Julio Iglesias para el pasteurizado disco Tango, a la interpretación incluida en Postangos, en la que el piano de Gerardo Gandini lleva a pensar en la obra de un prodigioso organillero loco.

La historia del estreno de El Choclo pertenece en buena medida al terreno de la leyenda, abonada por la libre recreación que del episodio hizo Francisco García Jiménez (Así nacieron los tangos). Febrero de 1903, noviembre del mismo año, o un impreciso momento de 1905 son algunas de las referencias que aparecen, además de improbables fechas bastante anteriores. La aparición de programas de mano en los que figura una "danza criolla" de Villoldo, señalada por diversos autores como el rastro oculto del estreno de El Choclo, ha sido discutida. El coleccionista Bruno Cespi —que dispone de esa constancia en un programa de mano del café El Americano— opta por no ser concluyente, pero adhiere a la teoría de que El Choclo se estrenó allí en el curso de 1903, y como "danza criolla", "tal como figuran en ciertas partituras de la época, otras piezas que son claramente tangos". Lo que el propio Villoldo contó es que fue estrenado en el café y restaurant El Americano, de Cangallo 966, por la orquesta dirigida por su amigo José Luis Roncallo.

En El Buenos Aires de Angel G. Villoldo, Enrique Puccia apunta: "Se dice que Villoldo tituló a su tango El Choclo por ser la mazorca tierna del maíz la pieza más codiciada de la olla que se había hecho famosa en la fonda El Pinchazo". La primera letra editada del tango pertenece al propio Villoldo (que probablemente ya había escrito otra, y después hizo una más, bajo el título Cariño puro, destinada a Los Gobbi): "A veces el choclo/ asa en los fogones/calma las pasiones/ y dichas de amor".

Por otra parte, Puccia recoge los dichos de Irene Villoldo, hermana del autor, que presentan otra teoría, según la cual "el Choclo era en realidad un personaje malevo y fioca, que había sentado sus reales en las inmediaciones de Junín y Lavalle, a quien se lo denominaba así por el color de sus cabellos".

Tras la muerte de Villoldo, el cantor Carlos Marambio Catán escribió una nueva letra ("Vieja milonga que en mis horas de tristeza/ traes a mi mente tu recuerdo cariñoso"). Pero la más perdurable ("Con este tango que es burlón y compadrito,/ se ató dos alas la ambición de mi suburbio") fue escrita en 1947 por Enrique Santos Discépolo, por encargo de Libertad Lamarque: "No sé decirle que no a una súplica de mujer", explicó el autor.

Es uno de los tangos mundialmente más difundidos. Le disputa a La morocha la probabilidad de haber sido el primero consagrado en Europa, tal la presunción de Francisco Canaro en sus memorias (basada en un informe que "se non é vero é ben trovato", dice Canaro).

Aunque a propósito de El Choclo en Europa, muchos años después, el historiador José Gobello refiere: "En la trattoria de Florencia donde solía almorzar cuando estuve en esa ciudad (año 1969) trabajando con el profesor Giovanni Meo ZIlio, el televisor difundió de pronto la música de El Choclo. El encargado, que advirtió mi gesto de complacido asombro, me dijo, desde el mostrador: 'La Cumparsita, per lei'. Le agradecí y lo dejé en su error".

 

 







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