Gen
03
2011

#9 Silenzio, pazienza e sorriso

Nella vita di tutti i giorni accade spesso che i tempi delle nostre azioni non corrispondano ai tempi che sarebbe opportuno seguire per ottenere armonia e intensità. I ritmi frenetici che ci vengono imposti ci portano a non rispettare il sentire, nostro e dell’altro. Ci disabituano al sentire, al percepire. E ci ritroviamo in azioni che postulano uno sfrenato individualismo collettivo.

Silenzio, pazienza, sorriso. Quanto peso hanno questi tre elementi nella vita? E nel tango?

Mi piace pensare al tango come a una metafora dell’esistenza. Un’esistenza che non potrebbe essere tale se non ci fosse l’interazione con l’altro. Mi piace pensare alla milonga come a una metafora del luogo in cui va in scena la vita.

Non riprendevo in mano questi diari da quasi un mese. Non è accaduto per non curanza. È accaduto perché mi sono presa del tempo per pensare. Qualche settimana il solito “tipo un po’ matto, forse un po’ brillo, certamente carino” di qualche post fa, mi ha spiazzata. Eravamo in milonga e stavamo sorseggiando un bicchiere di vino. Ancora non posso dire di conoscerlo bene, eppure per me lui era stranamente silenzioso. Tutte quelle pause mi imbarazzavano. Io parlavo, parlavo, parlavo. Cercavo argomenti di conversazione che puntualmente cadevano nel vuoto. E più cadevano nel vuoto, più mi imbarazzavo. Poi, di colpo, lui, sorridendo e senza alcun cenno di arroganza, mi ha chiesto: “Se rimango in silenzio non significa che non voglia comunicare con te. A volte anche rimanere in silenzio, l’uno accanto all’altra, può trasmettere forti emozioni. Rispettare le pause senza sentire l’esigenza di riempirle perché, in realtà, quelle pause non sono vuote ma, anzi, sono dense di sensazioni che non possono trovare risposte nelle parole”. Se in un’altra occasione mi sarei alzata da quel tavolo giurando a me stessa di non rivolgergli mai più la parola, quella sera ho sorriso. Sono rimasta seduta al tavolino. Mi sono rilassata sullo schienale della sedia accanto al “tipo un po’ matto, forse un po’ brillo, certamente carino” e ho continuato a sorseggiare il mio vino fino a quando i nostri sguardi non si sono incrociati e spontaneamente ci siamo alzati, abbracciati e abbiamo iniziato a ballare le nostre innumerevoli tande. Quella sera, per la prima volta apprezzavo le pause. Le assaporavo tutte, fino in fondo. Scoprivo che ogni pausa non era un momento da riempire necessariamente con qualche fronzolo se non ne avessi avuto voglia. Quella sera aumentavo la consapevolezza della bellezza delle pause che comunque avevo già scoperto in altre precedenti occasioni con altri tanghéri.

Terminata la pausa silenziosa c’è poi un altro silenzio importantissimo che spesso noto non essere rispettato. E adesso questo sarà uno sfogo per tutte le tanghére che come me sono rimaste in silenzio troppo a lungo non per rispetto delle pause ma per eccessiva gentilezza nei confronti degli uomini che ci troviamo di fronte! Ciò che state per leggere è accaduto a me e tante altre donne. Mi accade spesso di ballare con tanghéri alle prime armi come me che, tuttavia, chissà per quale strana legge della natura, si sentono tanghéri navigati. Ebbene, aprite bene le orecchie mie cari tanghéri: quando si balla, si balla! Non si fa la lezione! Se la vostra partner non riesce a fare un passo che voi avete in mente non dovreste continuare a provare a farlo. Sono due le cose: o la vostra partner non capisce cosa vogliate farle fare o non vuole farlo! Non dovreste essere portati a pensare che tutto dipenda dall’incapacità della donna che vi trovate di fronte. Potrebbe invece dipendere dalla vostra incapacità di saperle trasmettere ciò che vorreste fare! Siamo donne non indovine: il dono di leggere nel pensiero ancora non lo abbiamo ricevuto! E se non capiamo che avreste voluto fare quel passo piuttosto che un altro non fermatevi nel bel mezzo della milonga per spiegarci che avreste voluto fare quel passo e per spiegarci come mettere il piede o come mettere la schiena. Quando si balla in milonga non si fa lezione! E ricordatevi che, anche se non ve lo facciamo notare, tutte noi, almeno una volta, abbiamo ballato con bravi tanghéri che ci hanno fatto fare cose che mai, neanche noi, ci saremmo immaginate di saper fare! Se ho sopportato a lungo in silenzio, nelle ultime settimane mi è capitato di rompere questo tabù perché sapevo che non stava capitando solo a me ma anche a tante altre donne. A chi si è bloccato nel bel mezzo di una tanda, mentre attorno a noi scivolavano tante altre coppie, e si è messo a spiegare come avrei dovuto posizionare il mio piedino, io ho risposto con fredda gentilezza: “Non accetto lezioni tecniche in milonga: se vuoi ballare, ballo. Ma se vuoi fermarti qui a spiegare senza che io te lo abbia chiesto e senza che tu sia il mio insegnante me ne vado subito!”. È stato liberatorio e divertentissimo. In un batter d’occhio avevo capovolto la situazione: non ero più io quella imbarazzata perché non aveva saputo fare quel passo. Il tizio si è scusato imbarazzatissimo e ha continuato a ballare fino alla fine della tanda. E mi ha anche chiesto scusa più volte mentre mi riaccompagnava al lato della sala da dove mi aveva invitata a ballare. Inutile dire che la scena si è ripetuta altre volte. E che una volta raccontato ad altre donne anche queste hanno iniziato a metter in pratica la strategia: “Se vuoi ballare balla: e trasmettimi ciò che vuoi fare senza dovermelo spiegare a voce!” E, miei cari tanghéri, se non riuscite a trasmetterlo: non ostinatevi a cercare di trasmetterlo. Come già scritto prima: potrebbe non essere il momento giusto per la donna che vi trovate di fronte!

Quanta pazienza che dobbiamo avere anche noi donne! E i sorrisi… quelli non dovrebbero mancare mai. Ma questo post si è fatto troppo lungo e preferisco parlarvi della pazienza e del sorriso di una donna nel prossimo post. Sarà un post dedicato a tutte le donne che si lamentano di trascorrere intere serate ad annoiarsi al tavolo di una milonga senza che nessuno le inviti a ballare.

Per ora voglio lasciarvi con una frase che qualche giorno fa ho appuntato sul mio diario virtuale mentre riguardavo dei video dei Gotan Project su youtube:

“Non molto tempo fa guardavo ai passi di questo video come a un linguaggio astruso che oggi so leggere nel mio cuore, scrivere sul pavimento e parlare con il mio partner”

Non è sempre facile e appagante comunicare attraverso questo linguaggio. Ma oggi so che è possibile.

La Luchadora

Written by Luchadora in: Varie | Tag:

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